Adolescenza in bilico by Giorgio Nardone & Elisa Balbi & Elena Boggiani

Adolescenza in bilico by Giorgio Nardone & Elisa Balbi & Elena Boggiani

autore:Giorgio Nardone & Elisa Balbi & Elena Boggiani [Nardone, Giorgio & Balbi, Elisa & Boggiani, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2024-02-13T21:18:03+00:00


Le dipendenze vecchie e nuove

È scientificamente dimostrato che l’intensità del piacere provato è direttamente proporzionale al tempo di attesa tra l’emergenza del desiderio e la realizzazione dello stesso. Quello che un tempo appariva come un processo spiegabile solo attraverso teorie psicologiche senza un fondamento scientifico trova una spiegazione a livello neurofisiologico: attendere incrementa infatti il desiderio il che, a sua volta, contribuisce a rinforzare i meccanismi che a livello neurofisiologico controllano l’impulsività irrobustendo il sistema limbico (cervello profondo), l’area mesocorticale (cervello di mezzo) e la corteccia (la parte più superficiale). In altri termini, si allena la volontà di controllare i propri impulsi, instaurando così un sano equilibrio tra sistema dopaminergico della ricompensa e quello serotoninergico dell’appagamento (Gallimberti, 2023). Attesa e impulsività sarebbero dunque inversamente proporzionali e il sapere attendere è una dote importante, tanto più nel caso degli adolescenti, la cui impulsività fuori controllo può innescare problemi anche gravi. Ma oltre ad aiutarci a prevenire problemi importanti, sembra anche che per bambini a cui si insegni a procrastinare qualcosa di piacevole si prospetti, una volta diventati adulti, una qualità di vita migliore, complice anche l’aumentata capacità di impegnarsi per meritarsi di avere successo nella realizzazione dei propri propositi di studio e di costruzione personale.64

D’altra parte, la capacità di attendere nel soddisfacimento di piaceri immediati difficilmente rappresenta una dotazione naturale, quindi va educata. Infatti, oltre a innescare una serie di reazioni organiche, come l’aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, vasocostrizione e incremento della glicemia in circolo, che ne determinano la sensazione di gradevolezza, il piacere è di breve durata e spesso non condiviso, ma soprattutto non è mai del tutto appagante e lascia sempre leggermente insoddisfatti, così da mantenere costante il desiderio di procurarsene ancora.

Quando si prova piacere, normalmente, si crea una sorta di curva che in corrispondenza dello stimolo piacevole va incontro a un picco, che è tanto più elevato quanto più forte è lo stimolo, per poi cominciare a scendere e, al termine della discesa, generare una sorta di spiacevole euforia, chiamata disforia, per poi tornare ai livelli normali. Se il picco piacevole, però, si ripete più volte, come accade nelle dipendenze, il rilascio di dopamina prodotto nelle regioni cerebrali coinvolte determina le prime volte una reazione iniziale molto potente, ma se la stimolazione persiste, anche a parità di stimolo, l’intensità del piacere si riduce nel tempo, e la persona tende a insistere nella ricerca di stimoli piacevoli. A questo si aggiunge il fatto che quando la sensazione di piacere termina per provocare la stessa disforia che si trova nei non dipendenti, nella dipendenza tale sensazione sgradevole, spiacevole e persistente non si dissolve, e induce nella persona un senso di malessere che genera uno stato di angoscia e di inquietudine; questa cessa solo con una riassunzione della sostanza o la stimolazione da parte di ciò che crea dipendenza che però, con il passare del tempo, produce un piacere sempre meno intenso, fino a quasi annullarsi, con conseguente disperazione che porta, di nuovo, a persistere nella dipendenza (Gallimberti, 2023).



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